Le riflessioni di Mons Enrico Dal Covolo, Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense sul senso dell’educazione salesiana. Dal Covolo parte da alcune osservazioni sui giovani, attraverso le Giornate Mondiali della Gioventù: “Al di là del successo in termini di numeri, ci sono dei dati oggettivi: adolescenti e giovani, provenienti da tutto il mondo, accompagnati dai loro educatori, si radunano per ascoltare dei messaggi impegnativi; per accogliere una visione antropologica ispirata dalla ragione in armonia con la fede del Vangelo: una visione molto impegnativa, che richiede sacrificio e dedizione”.
Mons Enrico Dal Covolo, Rettore PUL
Testo integrale dell’articolo apparso su Ans il 6 novembre 2013
Lo scorso 30 ottobre, mons. Enrico dal Covolo, sdb, Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense, ha introdotto i lavori del II Incontro di Animatori della Pastorale Universitaria. Nell’occasione ha presentato alcuni spunti di riflessione sul senso dell’educazione salesiana, utili a qualsiasi educatore.
Mons. dal Covolo è partito da alcune osservazioni sui giovani, attraverso le Giornate Mondiali della Gioventù. “Al di là del successo in termini di numeri, ci sono dei dati oggettivi: adolescenti e giovani, provenienti da tutto il mondo, accompagnati dai loro educatori, si radunano per ascoltare dei messaggi impegnativi; per accogliere una visione antropologica ispirata dalla ragione in armonia con la fede del Vangelo: una visione molto impegnativa, che richiede sacrificio e dedizione”.
Successivamente, rifacendosi a seri studi scientifici, il presule salesiano ha toccato anche il problema opposto: il senso diffuso di sfiducia, il nichilismo presente tra tanti ragazzi; a questo problema ha però risposto ricordando la sicura speranza che manifestava già Benedetto XVI nella Lettera inviata alla diocesi di Roma sul compito urgente dell’educazione: “Non temete! Tutte queste difficoltà, infatti, non sono insormontabili. Sono piuttosto, per così dire, il rovescio della medaglia di quel dono grande e prezioso che è la nostra libertà, con la responsabilità che giustamente l’accompagna. (…) Anche i più grandi valori del passato non possono semplicemente essere ereditati, vanno fatti nostri e rinnovati attraverso una, spesso sofferta, scelta personale”.
Quindi mons. dal Covolo ha messo in campo il suo specifico apporto di educatore salesiano, richiamando il Sistema Preventivo di Don Bosco e in particolare il pilastro costituito dalla ragione: “Il termine ragione sottolinea, secondo l’autentica visione dell’umanesimo cristiano, il valore della persona, della coscienza, della natura umana, della cultura, del mondo del lavoro, del vivere sociale, ossia di quel vasto quadro di valori che è come il necessario corredo dell’uomo nella sua vita familiare, civile e politica” ha detto citando il beato Giovanni Paolo II. Compito dell’educatore, dunque, è quello di saper leggere attentamente i segni dei tempi per individuarne i valori emergenti che attraggono i giovani.
Richiamando il celebre motto di Don Bosco “buoni cristiani e onesti cittadini” mons. dal Covoloha poi ricordato agli animatori pastorali come quel detto – che rappresenta anche la meta del processo educativo salesiano – condensi proprio l’idea di formare delle persone integralmente sviluppate, ciò che i Vescovi italiani domandano alle Università. E, ha poi suggerito di seguire la metodologia collaborativa di Don Bosco, che non aveva timore nel ricercare sostenitori e benefattori tra tutti i soggetti della società civile.
E, per finire, mons. dal Covolo ha proposto l’esempio del Servo di Dio Giorgio La Pira, noto professore universitario, come esempio del fatto che la vocazione alla santità di un educatore si vive nell’educare allievi santi.
FONTE: Ans
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