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martedì 17 giugno 2014

Ipertensione e nuovi schemi terapeutici a disposizione dei medici

In occasione del Congresso ESH-ISH 2014, durante un evento organizzato da Daiichi Sankyo, sono stati presentati nuovi schemi terapeutici per migliorare la scarsa aderenza alla terapia nei pazienti ipertesi.
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Atene, 14 giugno 2014 – Nella cornice del congresso congiunto ESH-ISH di Atene, durante un evento ospitato dal gruppo farmaceutico Daiichi Sankyo, un panel di esperti europei ha presentato ai media nuovi schemi terapeutici utili ai medici di medicina generale per la gestione dell’ipertensione. Questi schemi, delineati in uno studio di prossima pubblicazione coordinato dal Prof. Massimo Volpe, Direttore Unità Operativa Complessa di Cardiologia – Dipartimento di Medicina Clinica e Molecolare, Facoltà di Medicina e Psicologia Università di Roma “Sapienza” – Azienda Ospedaliera Sant’Andrea , tentano di dare una risposta a una delle maggiori sfide poste dall’ipertensione: la scarsa aderenza alle terapie attualmente disponibili.
“Utilizzando un approccio sistematico nella scelta della terapia più appropriata, i medici di base sarebbero in grado di gestire meglio i pazienti ipertesi” è intervenuto il Prof. Massimo Volpe, secondo il quale l’aderenza è strettamente correlata a tollerabilità, efficacia e complessità della terapia. L’inerzia terapeutica può essere influenzata da perplessità riguardanti la tollerabilità così come dalla mancanza di indicazioni chiare nella gestione di pazienti con ulteriori fattori di rischio e comorbidità. Fino ad oggi in numerosi studi clinici, la strategia che si è dimostrata più fruttuosa per risolvere il problema dell’efficacia e dell’aderenza alla terapia è quella legata alla semplificazione del trattamento, con la riduzione del numero di somministrazioni quotidiane di farmaci: “Attualmente sono disponibili terapie a base di compresse in associazione fissa, efficaci e ben tollerate, che migliorano l’aderenza e semplificano il trattamento” ha dichiarato il Prof. Volpe
Gli schemi terapeutici sviluppati dagli esperti europei riportano l’utilizzo di un inibitore del recettore dell’angiotensina II (ARB) come olmesartan preso singolarmente o associato al calcio antagonista (CCB) amlodipina e/o all’idroclorotiazide. Questi schemi non sono un algoritmo né una linea guida, ma rappresentano il tentativo di applicare i risultati degli studi clinici alla pratica quotidiana, “questo approccio delinea la terapia più appropriata per pazienti con caratteristiche e necessità variabili ed è basato su prove ed esperienze cliniche, linee guida e best practice – ha spiegato lo specialista italiano – esso può essere applicato a qualunque ARB; tuttavia per ragioni pratiche abbiamo utilizzato olmesartan, poiché è un farmaco disponibile in molti Paesi europei sia in duplice associazione a dosi fisse con amlodipina che in triplice con amlodipina e idroclorotiazide, e ciò fornisce un’adeguata flessibilità per titolare i singoli principi attivi. Inoltre – ha concluso – sia olmesartan che amlodipina sono caratterizzati da una lunga emivita, permettendo un’unica somministrazione giornaliera. Usare quindi un’appropriata terapia in un’unica compressa identificata dagli schemi terapeutici può aiutare i pazienti a migliorare l’aderenza e a raggiungere i target pressori raccomandati”

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