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lunedì 30 giugno 2014

Inflazione ai minimi per crollo prezzi verdure

INFLAZIONE, COLDIRETTI, AI MINIMI 
PER CROLLO PREZZI VERDURE (-12,1%)
Con calo dei prezzi alimentari dello 0,6% e’ deflazione a tavola 
 
Sono i vegetali freschi a far segnare il maggior crollo dei prezzi con un calo del 12,1 per cento che spinge l’intero settore alimentare verso la deflazione con un calo dello 0,6 per cento rispetto allo scorso anno. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi all’inflazione a giugno. A diminuire su base annua sono anche – sottolinea la Coldiretti - i prezzi della frutta fresca che mostrano una flessione del 7,5 per cento mentre aumentano pochissimo i prezzi della carne bovina (+0,8 per cento) e di maiale (+0,7 per cento).
 
L’andamento dei prezzi riflette - sottolinea la Coldiretti - in generale una situazione difficile sul lato degli acquisti alimentari che sono tornati indietro di oltre 33 anni sui livelli minimi del 1981 a causa della crisi e non hanno ancora beneficiato degli effetti positivi del bonus di 80 euro nelle buste paga di 10 milioni di italiani a partire dall’inizio di giugno.
 
Nel 2014 si è toccato il fondo – precisa la Coldiretti - con i prodotti della dieta mediterranea che sono quelli a subire il maggiore taglio della spesa alimentare che in media è stato pari al 2 per cento e non ha risparmiato nessun prodotto della tavola, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ismea. Gli acquisti delle famiglie - continua la Coldiretti - sono crollati, dalla pasta (-5 per cento) all’extravergine (-4 per cento), dal pesce (-7 per cento) alla verdura fresca (-4 per cento) nei primi due mesi rispetto allo stesso periodo del  2013.
 
Una leggera inversione di tendenza positiva è attesa per la seconda parte del 2014 perché - conclude la Coldiretti - sarà proprio la spesa alimentare, che rappresenta la seconda voce dei budget familiari, a beneficiare maggiormente del bonus di 80 euro al mese per alcune categorie di lavoratori dipendenti, disoccupati e cassintegrati  che destinano una quota rilevante del proprio reddito all’acquisto del cibo.
 

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