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martedì 15 aprile 2014

Fibrillazione atriale, nuovo studio su anticoagulante orale per pazienti sottoposti a cardioversione elettrica

Al via al più ampio studio mai pianificato per valutare un anticoagulante orale in pazienti affetti da Fibrillazione Atriale sottoposti a cardioversione elettrica.
Fibrillazione atriale
Roma, 7 aprile 2014 – Daiichi Sankyo approfondisce la ricerca sul proprio anticoagulante orale Edoxaban, arruolando il primo paziente del nuovo trial internazionale di fase 3 ENSURE- AF, che valuterà l’efficacia e la sicurezza del farmaco per la prevenzione dell’ictus e di altre complicanze tromboemboliche nei pazienti con fibrillazione atriale non valvolare sottoposti a cardioversione elettrica, una particolare procedura che utilizza stimolazioni elettriche a bassa intensità al fine di ripristinare la regolarità del battito cardiaco.
“A causa del rischio di tromboembolismo, le linee guida cliniche raccomandano la terapia anticoagulante prima e dopo la cardioversione in pazienti con fibrillazione atriale”, spiega Andreas Goette, Primario del dipartimento di Cardiologia e terapia intensiva dell’ospedale St. Vincenz-Hospital Paderborn, in Germania, nonché membro della Commissione affari internazionali con responsabilità per il Giappone dell’ European Heart Rhythm Association, “Questo studio ci dirà se edoxaban può essere una opzione di trattamento valida per i pazienti che si sottopongono a questo tipo di procedura”.
La fibrillazione atriale (FA) è la più comune anomalia del ritmo cardiaco (colpisce circa il 2,3 – 3,4% della popolazione dei Paesi sviluppati) e può condurre all’ ictus, che attualmente è la seconda più comune causa di morte nel mondo, responsabile approssimativamente di 6,2 milioni di decessi ogni anno. Il rischio di sviluppare ictus è tra le 3 e le 5 volte superiore in pazienti affetti da FA. Gli ictus correlati a FA aumentano quasi del doppio la probabilità di essere fatali e hanno una prognosi peggiore rispetto agli ictus non correlati, con un aumento del 50% del rischio di disabilità a 3 mesi dall’episodio.

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