I filmati realizzati nel corso della manifestazione di Roma di sabato 12 aprile e successivamente diffusi dagli organi d'informazione hanno destato la preoccupazione di Amnesty International Italia circa cio' che appare un uso eccessivo della forza da parte di rappresentanti delle forze di polizia.
"Mentre apprezziamo la rapidita' con cui i vertici delle forze di polizia hanno stigmatizzato il comportamento di un artificiere che ha calpestato una ragazza a terra e hanno annunciato sanzioni nei suoi confronti, ravvisiamo la necessita' di accertamenti e adeguati provvedimenti nei confronti degli agenti ripresi mentre colpivano ripetutamente, con calci e manganelli, un altro manifestante che giaceva a terra inerme" - ha dichiarato Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia.
Secondo le norme e gli standard del diritto internazionale, qualunque uso della forza ad opera di appartenenti alle forze di polizia dev'essere soggetto a revisione. Laddove da tale revisione emerga che vi e' stato un uso eccessivo della forza, o nel caso in cui esso sia stato denunciato, dev'essere avviata un'indagine rapida, indipendente e imparziale. Se questa rileva che e' stato fatto un uso eccessivo della forza, i responsabili devono essere sottoposti a procedimento disciplinare e penale. L'uso arbitrario o eccessivo della forza da parte degli appartenenti alle forze di polizia dev'essere considerato un reato. Inoltre, le vittime di violazioni dei diritti umani devono avere accesso a forme adeguate di riparazione.
"Purtroppo, l'individuazione degli agenti responsabili di violazioni dei diritti umani potrebbe risultare problematica a causa della perdurante assenza di codici d'identificazione sulle uniformi. Tale lacuna nell'ordinamento interno ha gia' in passato prodotto effetti negativi, con l'impossibilita' di risalire all'identita' di appartenenti alle forze di polizia ripresi nell'atto di compiere atti di violenza durante le manifestazioni" – ha commentato Marchesi.
"Alla base di questi comportamenti, vi e' la diffusa sensazione di poter beneficiare dell'impunita' che in Italia e' spesso causa di violazioni dei diritti umani da parte delle forze di polizia. L'assenza del reato di tortura nel nostro ordinamento e' una delle ragioni di tale impunita'" – ha concluso Marchesi.
Garantire la trasparenza delle forze di polizia e introdurre il reato di tortura fanno parte delle richieste contenute nell'Agenda in 10 punti per i diritti umani in Italia, che Amnesty International Italia ha sottoposto, in occasione delle ultime elezioni politiche, ai leader delle coalizioni in lizza e a tutti i candidati.
L'Agenda era stata sottoscritta, integralmente o quasi, da moltissimi candidati, che avevano accettato di prendere un impegno formale, scritto e pubblico, con Amnesty International Italia e soprattutto con i propri elettori: 117 candidati firmatari sono ora parlamentari della Repubblica.
"Mentre apprezziamo la rapidita' con cui i vertici delle forze di polizia hanno stigmatizzato il comportamento di un artificiere che ha calpestato una ragazza a terra e hanno annunciato sanzioni nei suoi confronti, ravvisiamo la necessita' di accertamenti e adeguati provvedimenti nei confronti degli agenti ripresi mentre colpivano ripetutamente, con calci e manganelli, un altro manifestante che giaceva a terra inerme" - ha dichiarato Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia.
Secondo le norme e gli standard del diritto internazionale, qualunque uso della forza ad opera di appartenenti alle forze di polizia dev'essere soggetto a revisione. Laddove da tale revisione emerga che vi e' stato un uso eccessivo della forza, o nel caso in cui esso sia stato denunciato, dev'essere avviata un'indagine rapida, indipendente e imparziale. Se questa rileva che e' stato fatto un uso eccessivo della forza, i responsabili devono essere sottoposti a procedimento disciplinare e penale. L'uso arbitrario o eccessivo della forza da parte degli appartenenti alle forze di polizia dev'essere considerato un reato. Inoltre, le vittime di violazioni dei diritti umani devono avere accesso a forme adeguate di riparazione.
"Purtroppo, l'individuazione degli agenti responsabili di violazioni dei diritti umani potrebbe risultare problematica a causa della perdurante assenza di codici d'identificazione sulle uniformi. Tale lacuna nell'ordinamento interno ha gia' in passato prodotto effetti negativi, con l'impossibilita' di risalire all'identita' di appartenenti alle forze di polizia ripresi nell'atto di compiere atti di violenza durante le manifestazioni" – ha commentato Marchesi.
"Alla base di questi comportamenti, vi e' la diffusa sensazione di poter beneficiare dell'impunita' che in Italia e' spesso causa di violazioni dei diritti umani da parte delle forze di polizia. L'assenza del reato di tortura nel nostro ordinamento e' una delle ragioni di tale impunita'" – ha concluso Marchesi.
Garantire la trasparenza delle forze di polizia e introdurre il reato di tortura fanno parte delle richieste contenute nell'Agenda in 10 punti per i diritti umani in Italia, che Amnesty International Italia ha sottoposto, in occasione delle ultime elezioni politiche, ai leader delle coalizioni in lizza e a tutti i candidati.
L'Agenda era stata sottoscritta, integralmente o quasi, da moltissimi candidati, che avevano accettato di prendere un impegno formale, scritto e pubblico, con Amnesty International Italia e soprattutto con i propri elettori: 117 candidati firmatari sono ora parlamentari della Repubblica.
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