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martedì 10 luglio 2012

“Io non sgombero”: la mobilitazione artistica a Tor De’Cenci

Gli artisti salgono sul palco per dire no al trasferimento del campo Rom Si incrociano per strada, alle uscite dei supermercati o dei grandi centri commerciali, ogni tanto uno te lo ritrovi accanto all’autobus. Vengono da Paesi lontani dal nostro e silenziosi entrano nel fluire della quotidianità capitolina. Sono i Rom : non hanno diritti politici, non sono cittadini come gli altri. Di loro spesso conosciamo il lato più oscuro, quello di un’integrazione difficile che crea scompiglio e fa notizia sulle pagine dei giornali. A Roma, nonostante i molti pregiudizi, le comunità dei cittadini Rom sono formate da circa settemila persone molto laboriose per tradizione, ma messe in crisi dall’avvento di un’economia sempre più industriale e quindi in contrasto con la loro cultura artigianale. In difesa dei diritti umani e contro lo sgombero di 350 persone del campo rom di Tor de’ Cenci previsto oggi dalla giunta capitolina, la risposta della società civile non è tardata ad arrivare. Con “Io non sgombero!”, la maratona artistico-musicale che oggi vedrà alternarsi sul piazzale antistante il campo personalità legate al mondo della cultura, dello spettacolo e musicisti (tra cui Tetês de Bois e Radici nel cemento), la metà difficile di una Roma multietnica, fatta di accettazione dell’altro, aggiunge un tassello in più a favore di una realtà che, ci piaccia o no, è diventata ormai ineludibile. La mobilitazione di oggi contro il trasferimento dei rom al più lontano villaggio “La Barbuta” che ha ottenuto iI sostengo congiunto di Arci Solidarietà, Amnesty International e Comunità di Sant'Egidio, mostrerà forse l’altro lato della medaglia: cresce il bisogno di conoscere il “diverso”, il “quasi cittadino” che ci vive accanto. Una normalità che si potrà formare solo nei luoghi della vita quotidiana, dove si spende il tempo libero, si condivide un lavoro, si scopre un modo di stare insieme. Daniele Memola

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