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lunedì 11 ottobre 2010

Satira…più la mandi giù più ti tira su.

Se si fa informazione si accettano le regole dell’informazione, se si fa satira ci si deve attenere alla regole della satira. In pratica la satira è satira, il dibattito è dibattito. il problema della satira in Italia si riduce ad un semplice distinguo tra giornalismo e l’altro modo di esprimere quello che è a tutti gli effetti, il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. Già perché questa è la satira, una critica corrosiva e talvolta impietosa, basata su una rappresentazione che, per muovere al riso, si basa sull’enfatizzazione e sulla deformazione della realtà. Che sia fatta con la caricatura, ossia con la consapevole e accentuata alterazione dei tratti somatici, morali e comportamentali di una persona, per suscitare ilarità o anche derisione nel pubblico, o realizzata con lo scritto, il disegno, la narrazione, la rappresentazione scenica, l’altra voce per esprimere le proprie opinioni non sembra avere molti sostenitori tra i colleghi dell’informazione. Della serie i cominci non possono fare i giornalisti. Peccato che nell’anomalia tutta italiana la satira resta ancora censurabile. La Guzzanti ad esempio, può piacere o meno, così come il suo Viva Zapatero, ma sta di fatto che il suo programma “Raiot”, in onda su Raitre, è stato chiuso subito dopo la prima puntata; sono bastate quattro querele con la richiesta di danni per 40 miliardi di vecchie lire fatte alla Rai da Berlusconi e il giocattolo si è rotto. L’assoluzione della mattatrice Sabina non è bastata, la Rai non ha mai rimesso il programma in palinsesto. Le puntate successive furono messe in scena in teatro, poi uscì un dvd e un libro.
Un fatto strano questo perché tra satira o non satira, comicità politica o politica comica, informazione o disinformazione quello che aimè emerge, è che in Italia chi parla al contrario viene chiuso o viene cacciato dal video. Non basta tagliare l’intervento di Daniele Luttazzi sul tema satira nella puntata di “Novecento” del Pippo (Baudo) nazionale o sospendere “Satyricon”, quello che ancora non capiamo è che siamo tutti controllati, se dai fastidio non hai accesso. Siamo tutti ignoranti nei confronti della satira e della comicità. Essere contro significa essere liberi, la satira deve uccidere, se non lo fa diventa solo una presa in giro bonaria. Non sono sicuro se può o debba informare, ma certamente deve esserci. Ci vogliono più “Iene” e molti altri “Tapiri”, più “Fo” e molti altri “Bulldozer”, ma di sicuro tutto non si può ridurre ad un zitto e “Mosca”.

Daniele Memola

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