Se si fa informazione si accettano le regole dell’informazione, se si fa satira ci si deve attenere alla regole della satira. In pratica la satira è satira, il dibattito è dibattito. il problema della satira in Italia si riduce ad un semplice distinguo tra giornalismo e l’altro modo di esprimere quello che è a tutti gli effetti, il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. Già perché questa è la satira, una critica corrosiva e talvolta impietosa, basata su una rappresentazione che, per muovere al riso, si basa sull’enfatizzazione e sulla deformazione della realtà. Che sia fatta con la caricatura, ossia con la consapevole e accentuata alterazione dei tratti somatici, morali e comportamentali di una persona, per suscitare ilarità o anche derisione nel pubblico, o realizzata con lo scritto, il disegno, la narrazione, la rappresentazione scenica, l’altra voce per esprimere le proprie opinioni non sembra avere molti sostenitori tra i colleghi dell’informazione. Della serie i cominci non possono fare i giornalisti. Peccato che nell’anomalia tutta italiana la satira resta ancora censurabile. La Guzzanti ad esempio, può piacere o meno, così come il suo Viva Zapatero, ma sta di fatto che il suo programma “Raiot”, in onda su Raitre, è stato chiuso subito dopo la prima puntata; sono bastate quattro querele con la richiesta di danni per 40 miliardi di vecchie lire fatte alla Rai da Berlusconi e il giocattolo si è rotto. L’assoluzione della mattatrice Sabina non è bastata, la Rai non ha mai rimesso il programma in palinsesto. Le puntate successive furono messe in scena in teatro, poi uscì un dvd e un libro.
Un fatto strano questo perché tra satira o non satira, comicità politica o politica comica, informazione o disinformazione quello che aimè emerge, è che in Italia chi parla al contrario viene chiuso o viene cacciato dal video. Non basta tagliare l’intervento di Daniele Luttazzi sul tema satira nella puntata di “Novecento” del Pippo (Baudo) nazionale o sospendere “Satyricon”, quello che ancora non capiamo è che siamo tutti controllati, se dai fastidio non hai accesso. Siamo tutti ignoranti nei confronti della satira e della comicità. Essere contro significa essere liberi, la satira deve uccidere, se non lo fa diventa solo una presa in giro bonaria. Non sono sicuro se può o debba informare, ma certamente deve esserci. Ci vogliono più “Iene” e molti altri “Tapiri”, più “Fo” e molti altri “Bulldozer”, ma di sicuro tutto non si può ridurre ad un zitto e “Mosca”.
Daniele Memola
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