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martedì 5 ottobre 2010

Santuario - The urban landscape

COMUNICATO STAMPA



“Santuario” The Urban Landscape di Marco Sassone



Santuario by Marco Sassone
Roma, 12/19 ottobre 2010 - h. 18 – Palazzo dell’Informazione, Piazza Mastai


Martedì 12 ottobre, alle h. 18 presso il Palazzo dell’Informazione, Piazza Mastai, si inaugura, promossa e realizzata dall’amico Carlo Giuseppe Eletti, la prima mostra a Roma di Marco Sassone, dal titolo “Santuario – The Urban Landscape”, un percorso sinestetico e sconvolgente tra le “visioni” dell’artista originario della Toscana.
Insignito nel 1982 del titolo di Cavaliere Ufficiale all’Ordine del Merito della Repubblica Italiana, Sassone è uno dei nomi più prestigiosi ed eccentrici nel panorama dell’arte contemporanea internazionale. Nomade per vocazione (dal termine francese “flâneur”, che si adatta come un comodo guanto all’artista), Marco Sassone è abituato sin dalla giovinezza a fare esperienza della realtà attraverso le strade del mondo, attraverso lo sguardo dei mendicanti e dei derelitti, traendo dai loro volti e dalle loro storie gran parte dello straordinario materiale delle sue opere.
Egli dipinge con un’incontenibile verve espressionista paesaggi urbani (che sono insieme fisici e mentali) conturbanti ed ipnotici, dove il punto di fuga trascina l’attenzione del fruitore in un’altra dimensione; oppure ritrae forme di vita decaduta, quasi dissolta nell’ambiente deformante di una società che dimentica e scompone l’umanità. Nelle pennellate veloci di Sassone è possibile scorgere anche i tratti nervosi cari ai Divisionisti o l’uso del colore tipico dei Macchiaioli.

“Per Sassone, dipingere è un modo per scandagliare la propria psiche ed estrarre ricordi determinati che poi trasferisce su tela e carta nel suo personalissimo stile telegrafico, creando così un inviolabile santuario per se stesso e i suoi soggetti”. Koan Jeff Baysa













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Perspective, 1992 , olio su tela,
56x105 (cm 142x267)

“Prospettiva è non a caso il titolo di un dipinto del 1992, in cui un essere umano giace disteso avvolto in una coperta di incerto colore, capelli scomposti e scarpe di pezza, proprio di traverso alle linee che corrono verso il punto di fuga del quadro, che qui è l’unica prospettiva possibile, ma che lui non può nemmeno vedere, perché gli sta inevitabilmente di spalle”. (Massimo Bertozzi - 2002)

Doll-Land, 1992 olio su tela, 40x60 (cm 102x156.5)

“In Doll-Land, ad affollare minacciosamente il primo piano del dipinto campeggia un ammasso di bambole mute, più o meno svestite, ritratte di fronte. Quelle facce macabre e cadaveriche stanno per malnutrizione, maltrattamenti e malattie infantili. I bambini-bambola sono lontani, isolati dal richiamo alla civiltà e agli agi contenuto negli alti edifici sull’estremità destra dell’orizzonte”. (Koan Jeff Baysa - 2008)
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Venezia 40, 2000 olio su tela, 45x36 (cm 114x91)

“L’anima di Venezia, sembra suggerire Marco, andrà così cercata nell’acqua limacciosa dei canali, che ne corrode le fondamenta proprio mentre ne alimenta la vita, su cui la città sembra andare alla deriva, come le sue gondole, i suoi barconi; nell’acqua dove si consuma la fatica quotidiana di vivere, e dove si fondono e si consumano case e palazzi, come in Venezia 40”. (Massimo Bertozzi - 2002)


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