Hanno chiesto con determinazione al Guardasigilli di essere presi in considerazione quando si tratta di risolvere i tanti mali della Giustizia e nel concreto, decidere soluzioni concrete di ampia portata. La “delusione” per la violazione degli impegni assunti ha portato la scorsa settimana le principali sigle dell’Avvocatura (Cnf, Ordini, Unioni regionali, Oua, Anf e Ucpi ) a firmare un documento unitario molto duro nei confronti del Governo. Una sorta di “j’accuse” contro le sabbie mobili della politica che continuano ad impantanare ogni proposta seria in materia di giustizia. Dopo numerosi appelli al dialogo caduti nel vuoto, i legali decidono di accelerare. Con riforme “fatte in casa”. A partire dai titoli specialistici da attribuire nelle varie aree del diritto.
Nel corso della riunione con i presidenti dei consigli dell’Ordine, tenutasi presso la sede del Consiglio Nazionale Forense, è stata discussa la bozza di regolamento (già predisposta prima della pausa estiva) che definisce le modalità per acquisire il titolo di avvocato specialista. Ossia come spiega il presidente del Cnf, Guido Alpa, quella maggiore qualificazione professionale che è “uno dei principi fondanti ed ispiratrici della riforma della professione forense”. Nel dettaglio, le aree per conseguire il diploma di specializzazione sono 11 (Diritto commerciale, Diritto della concorrenza, Diritto di famiglia, Diritto della responsabilità civile e delle assicurazioni, Diritto penale, Diritto del lavoro, Diritto industriale, Diritto tributario, Diritto della navigazione, Diritto amministrativo e Diritto europeo). Si potrà conseguire la specializzazione in massimo due materie. Ma per farlo occorrerà essere iscritti per almeno sei anni consecutivi all’albo; avere alle spalle un biennio formativo con minimo 200 ore complessive tra studio ed esercitazioni e superare un esame (scritto e orale) sulla materia oggetto di specializzazione. Se le risposte sul riordino dell’ordinamento forense continueranno a tardare, il regolamento che ha trovato sostanzialmente concordi le varie anime dell’Avvocatura, entrerà in vigore il 30 giugno del 2011 e sarà allineato, dal punto di vista normativo, con quanto stabilito dal Codice deontologico che tra i suoi punti già prevede la formazione professionale continua. Per mantenere il titolo di specialista infatti, gli avvocati saranno tenuti a conseguire in 3 anni almeno 120 crediti formativi, di cui almeno 30 in ogni singolo anno. La risposta “pratica” dei legali, ad una professione che conta 220mila iscritti, è arrivata a stretto giro di boa dopo appelli e j’accuse. A Novembre, durante il XXX Congresso nazionale di Genova, l’intera categoria farà i suoi bilanci. Ed è sicuro che in caso di risultati magri, prenderà le opportune contromosse. Per ora si parte dalle specializzazioni. Perché un avvocato più qualificato, significa dare anche e soprattutto maggiori garanzie del cittadino. La domanda di giustizia, di solito, non coincide necessariamente con i tempi parlamentari.
Daniele Memola
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