Hermes per i greci suonava la lira, Mercurio per i Romani era messaggero degli dei. Tutta la mitologia antica della conca mesopotamica, dove nasce la civiltà, concorda nel fatto che la musica appartenga agli dei, che il suo messagero è il Dio Mercurio, reggente del segno dei Gemelli e della Vergine, e che il Toro (Venere) e Cancro (Luna) sono i segni recipienti di questa meravigliosa arte che è allo stesso tempo risonanza e assonanza. Secondo le parole di Swedenborg tutto è “scienza delle corrispondenze” nella vita sulla terra .... ed il linguaggio angelico è più simile alla musica che al linguaggio umano; ... Dante stesso, nel commento che dedica alla sua prima Canzone, indica il modo in cui applica alla sua opera le regole della musica come arte liberale : « O uomini, che vedere non potete la sentenza di questa canzone, non la rifiutate però; ma ponete mente la sua bellezza, che è grande sì per construzione, la quale si pertiene alli gramatici, sì per l'ordine del sermone, che si pertiene alli rettorici, sì per lo numero delle sue parti, che si pertiene alli musici».
In questa maniera di considerare la musica in relazione al numero, dunque come scienza del ritmo in tutte le sue corrispondenze, si riallaccia alla scuola Pitagorica, la scienza è numero, il numero è musica, musica è armonia universale delle sfere celesti.
La Musica è il viaggio, dal peccato della materia all' estasi dello spirito e ha GLI EFFETTI «COLLATERALI» della vera ed unica magia, quella dell’arte: l' anima si «scioglie» al suono della viola. Nel corso dei secoli nei dipinti, liuti, flauti e lire evocavano atmosfere sia sacre che profane.
La Lira in cielo è costellazione piccola ma facilmente riconoscibile forma di parallelogramma simile ad un'arpa a due corde. Visibile a fine estate ricorda e rappresenta l'arpa inventata da Mercurio e data ad Apollo che a sua volta la diede al figlio Orfeo.
Orfeo e la sua Lira
"Narra una leggenda che il poeta Orfeo aveva ricevuto dal dio Apollo una lira a sette corde dai magici poteri. Quando cantava accompagnandosi con quello strumento, egli ammaliava gli dei e gli uomini, addomesticava le bestie feroci e poteva persino far commuovere le rocce. Questa lira a sette corde, che sono poi i sette pianeti conosciuti dagli antichi Saturno, Giove, Marte, Venere, Luna, Mercurio, Sole. Dice Omraam Mikhael Aivanhov : “La lira , ha fatto tanto sognare musicisti e poeti, in realtà la possediamo tutti. Sì, la possediamo perché ciascuno di noi è egli stesso quella lira. Le sette corde che ci compongono rappresentano i nostri sette corpi: fisico, eterico, astrale, mentale, causale, buddhico e atmico. Ogni corda, ogni corpo, possiede una vibrazione propria, e ha la funzione di metterci in comunicazione con una determinata regione dei mondi visibili e invisibili, e con i loro abitanti. Per poter entrare in armoniosa relazione con quelle regioni, dobbiamo dunque lavorare ogni giorno sui nostri vari corpi, e questo lavoro si chiama purificazione, illuminazione e resurrezione. ".
Quest'ultimo suonava una musica così bene da vincere la mano della ninfa Euridice.
Sfortunatamente Euridice venne morsa da un serpente velenoso morendo all'istante.
Acceccato dal dolore, Orfeo scese nell'Ade implorando Plutone, dio degli Inferi, di restituirgli l'amata; la sua musica era così commovente da spingere Persefone, moglie di Plutone, a convincere il marito. Alla fine Plutone cedette ma ad una condizione: durante la risalita dagli inferi, Orfeo non si sarebbe mai dovuto voltare a guardare Euridice. Purtroppo Orfeo non riuscì resistere alla tentazione e perse così per sempre la sua amata. Anche dopo la morte di Orfeo, la sua arpa, getta nel fiume Ebro, continuò suonare sino a qunado Giove non la recuperò per porla tra le stelle.
Mercurio (Hermes per i Greci) all’inizio dei tempi non si limitò a creare la lira e a suonarla, inventando la musica, ma ne dette anche il primo significato “pacificatore”. Mercurio era astuto faceto e divertente, e tranquilllizò Giove, il re degli dei colui che increspando il sopracciglio faceva tremare l’universo, cantandogli una bella canzone. L’aspetto fantasmatico della musica la rende la più evanescente delle arti e conseguentemente la più sottile, sublime, eterea. Mercurio nella sua fase gemellare non si limitò a creare la musica e lo strumento, ma la trasmise. Ad Orfeo per esempio.
Orfeo era nativo della Tracia. Questo sublime poeta suonava una lira che gli era stata data appunto da Mercurio, a significare il talento innato e divino del musicista. Era composta da un carapace di tartaruga, cuoio incollato tutt'intorno, due bracci, un ponticello e corde fatte con budella di pecora. Mercurio donò di queste lire anche a Apollo e Anfione. Quando Orfeo, cantando, suonava, anche gli animali selvatici venivano a ascoltarlo. Orfeo inventò tutte le scienze, tutte le arti. Esperto di magia, conobbe il futuro e predisse cristianamente l'avvento del SALVATORE
Mercurio era essere solare, nato all’alba, e a mezzogiorno già aveva fabbricato la lira con cui suonava e la sera aveva rubato i buoi a Helios: ed era appena uscito dal corpo della madre! Ecco come si svolsero i fatti: con il guscio di una tartaruga costruì la lira e poi andò in cerca dei buoi di Helios (il Sole) per rubarli; per trafugare il bestiame lo fece passare su un terreno sabbioso camminando a ritroso, in modo che fosse impossibile seguire la strada fatta, e lo portò fino al fiume Alfeo. Lì decise di mangiarselo, perciò abbattè due bestie, accese il fuoco (il primo fuoco acceso sulla terra), lo alimentò con la legna e pose la carni ad arrostire, però, per quanto avesse voglia di mangiarsele, resistette per offrire un sacrifico agli dèi, poi mangio e lasciò i resti a bruciare sul fuoco. Tornato nella grotta, si stese nella culla, si avvolse le fasce addosso e si mise a giocare come un bambino piccolo. Ma sua madre, che aveva visto tutto, gli chiese: “Da dove vieni a quest’ora di notte? Tuo padre ti ha forse generato per infastidire gli uomini sulla terra?”. Ermete era buono però, perché parte del bestiame lo aveva sacrificato prima agli dèi dell’Olimpo e la sua mamma era a conoscenza di tutto. Sapeva della lira e che aveva rubato le giovenche sacre ad Helios (Apollo).
Helios intanto le cercava e vide le loro orme, ma messe alla rovescia, e non si lasciò ingannare dal fatto che, entrando nella grotta, vedesse Ermete scalciare nella culla come un bambino appena nato. Così gli disse: “Guarda, o tu mi ridai le vacche oppure io ti scaraventerò nell’Ade dove non c’è salvezza”; allora Ermete, che era scaltro, gli rispose: “Ma di quali vacche stai parlando? Io non ho udito niente, non posso dirti niente; non sono un uomo robusto, sono un bambino, devo bere il latte materno e devo stare fra le fasce “. Allora Helios si mise a ridere, molto divertito: “Tu che parli come un ladro perfetto sarai capo dei ladri per tutta l’eternità”. Quindi lo afferrò e lo portò davanti a Zeus che gli disse, anche lui ridendo: “Restituisci subito le giovenche a tuo fratello! Sei appena nato e già compi di queste imprese! Apollo era già un grande dio, i due però erano comunque fratelli e dovevano andare d’accordo; così questi meravigliosi figli di Zeus riandarono a Pilo alla grotta; già da lontano Helios scorse le pelli stese a seccare e vide così che il suo fratellino era riuscito ad abbattere ben due vacche; riprese allora le giovenche rimaste. Ermete per rabbonirlo incominciò a suonare la lira, le cui note armoniose penetrarono nel suo cuore; allora Apollo desiderò ardentemente quello strumento, e trovò che esso valeva l’armento che il fratello gli aveva rubato, anche perché la lira infondeva serenità e amore e favoriva un sonno magnifico. Disse che avrebbe perdonato il fratello purchè gli avesse regalato la lira; lo scaltro Ermete allora accondiscese e ottenne da Helios in cambio la verga e la dignità di pastore; però prima dovette giurare al fratello che non avrebbe mai cercato di rubargli la lira e nemmeno l’arco; quando ebbe giurato, Helios gli consegnò una verga fatta d’oro e ornata di tre foglie, che produceva ricchezza, e inoltre regalò ad Ermete il dono del vaticinio, gli trasmise il suo potere sugli animali, lo nominò messaggero presso la casa di Ade (Plutone) negli Inferi e, ninfe, gli dette l’incarico di guida delle anime, cioè di psicopompo.
Così Helios comincio ad amare il figlio di Maia e di Zeus e conferì ad Ermete il privilegio del contatto con gli immortali e con i mortali e la carica di messaggero degli dèi; Ermete, inoltre, compose con le Moire l’alfabeto, inventò il pugilato, l’astronomia e anche i giochi divinatori. Astuto, scaltro e arguto, donava all’umanità la facondia, la forza, la prudenza ed era talmente apprezzato nell’antichità che le erme con la sua testa ripetuta anche per quattro volte si alzavano nei crocicchi, ma anche nelle piazze, perché gli si attribuiva l’invenzione dei pesci, delle misure e delle bilance usati nei mercati e inoltre gli si offrivano tanti sacrifici al momento della morte, perché, come psicopompo, guidava agli Inferi le ombre dei defunti, spingendole con la verga chiamata caduceo. Zeus quindi lo aveva eletto suo ministro e perfino Era, che era tanto gelosa degli amori del marito, non riuscì a sfuggire al fascino del furbissimo Ermete e addirittura, lo allattò al seno. Zeus regalò poi a questo suo figlio il berretto alato che portava sempre, i talari – calzari anch’essi alati- e gli affidava ogni tanto degli incarichi, come ad esempio aiutare Ade per rapire Persefone, addormentare i greci per consentire a Priamo di recarsi presso Achille per la restituzione del corpo di Ettore, accompagnare Era e Afrodite da Paride per il giudizio sulla bellezza, portare in dono ad Ulisse l’erba magica che lo protesse dagli incantesimi di Circe, affidare Dionisio in fasce alle ninfe perché lo allevassero, e infine accompagnare Orfeo agli Inferi per riavere Euridice. Ermete ebbe numerosi amori: Afrodite gli partorì Ermafrodito, che ebbe una strana storia; infatti Salmace…ninfa lacustre, innamoratasi di lui mentre faceva il bagno, gli si avvinghiò talmente stretta, pregando di non esserne mai separata, che i loro corpi si fusero formando un essere metà uomo e metà donna.
Questo è il significato di duplicità del Segno dei Gemelli e conseguentemente il Segno opposto il Sagittario. Difatti anche Chirone era musico.
Ermete è una delle divinità più complesse della mitologia per le innumerevoli sfaccettature di caratteri che gli si attribuivano; tra l’altro uccise Argo dai cento occhi che era guardiano di Io, incatenò Prometeo ad una roccia come voleva Zeus, liberò Ares prigioniero degli Aloadi. Molte delle sue incombenze lo avvicinavano agli uomini, più di ogni altro dio; era lui a proteggere i viaggiatori e i mercanti; veloce e agile nei suoi compiti, era anche dio dei ginnasti; di notte scortava le ombre nel loro ultimo viaggio verso gli Inferi. La sua verga alata, il caduceo, con due serpenti attorcigliati, ridonava la salute e infatti divenne l’emblema dei medici. Il suo più caro amico era e restava il fratello Helios, il Sole: ecco spiegato perché Mercurio (il nome romano di Ermete) non si allontana mai molto dal Sole; infatti è il pianeta del sistema solare, come abbiamo detto, più vicino. Mercurio simboleggia le qualità dell’intelletto, la duttilità della mente, la capacità di comunicare con il prossimo. Si identifica nei giovanissimi fino alla pubertà; indica i fratelli, i figli maschi, i ragazzi, la gioventù in genere; il suo metallo naturalmente è il mercurio; il colore è il giallo paglierino. Sul piano medico l’astrologia classica lo collega a tutte le vie di comunicazione: udito, favella, le vie respiratorie che comprendono l’intero sistema di bronchi e polmoni, e al sistema nervoso centrale. Il pianeta – se positivo – indica la logica, la capacità di afferrare al volo le cose, e in un oroscopo, secondo il settore in cui si trova, chiarisce anche il modo in cui la persona esercita le proprie facoltà intellettuali e quindi favorisce la comunicazione in tutte le sue forme; purtroppo, se è negativo, sul piano fisico si hanno difficoltà o ritardi nell’apprendimento, nell’udito, nel linguaggio e, sul piano spirituale, tendenza alla doppiezza, alla falsità, all’astuzia e al raggiro. Il segno grafico di Mercurio è costituito da un cerchio sormontato da una mezzaluna; nella parte inferiore di questo cerchio è attaccata una croce capovolta, lo stesso simbolo di Venere (che però è priva della parte superiore della mezzaluna); dunque questo geroglifico di Mercurio lo rende un tramite tra la terra e il cielo; il paio di ali che lo portano in alto ne fa una spola fra l’umano e il divino, tra il genere terrestre e la trascendenza, sottolineando ancora una volta le sue funzioni di “messaggero” tra l’uomo e Dio, la via dell’Arte, della Bellezza e del Vero..
La musica, come tutta l’arte la letteratura, la poesia eleva l’anima in quanto è fortemente terapeutica, permette all’uomo di alzarsi al di sopra delle basse frequenze, rimanendo sospeso sopra le frequenze dell’inferno gluonico della terra, per usare un termine scientifico altrimenti detta “l’ANTIMATERIA”.
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