Alle 2 del 31 marzo, un attacco aereo nel governatorato di Ibb, apparentemente diretto contro un posto di blocco degli houti e stazioni di rifornimento di carburante situate lungo la strada che collega Yarweem e Dhammar, ha provocato la morte di 14 persone, arse vive. Tra le vittime vi erano quattro bambini e due donne. Almeno altre 31 persone sono state ricoverate per ferite causate dalle fiamme e dalle schegge.
"Dopo diversi giorni di bombardamenti spesso intensi, è sempre più chiaro che la coalizione guidata dall'Arabia Saudita sta chiudendo un occhio sulla sofferenza e sulle uccisioni dei civili causate dal suo intervento militare" – ha dichiarato Said Boumedouha, vicedirettore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.
"Il diritto internazionale umanitario chiede a tutte le parti in conflitto di prendere tutte le precauzioni possibili per risparmiare i civili" – ha aggiunto Boumedouha.
Queste precauzioni comprendono un efficace preavviso di un attacco che può mettere a rischio la popolazione civile, la sospensione di un attacco nel caso in cui emerga chiaramente che potrà causare eccessive perdite civili e la scelta di mezzi e metodi d'attacco che minimizzino il rischio per i civili e gli obiettivi civili.
Nell'attacco di questa notte sono state distrutte due pompe di benzina. Secondo il proprietario di una di esse, diverse persone sono morte a bordo di un'automobile che si era fermata per fare il pieno, mentre un addetto al rifornimento è stato ferito. Amnesty International non è stata in grado di verificare se vi siano state perdite anche al secondo impianto di rifornimento.
Un terzo colpo ha centrato un camion che trasportava carburante, provocando l'incendio di almeno tre abitazioni civili e danni ad altre 30-40 case.
Hamood al-Jihari, un medico in servizio in un ospedale, ha riferito ad Amnesty International che i corpi delle persone morte e ferite presentavano bruciature orribili e segni di schegge.
L'attacco nel governatorato di Ibb è avvenuto il giorno dopo quello contro il campo per profughi interni al-Mazraq, situato a Sa'ada, nello Yemen settentrionale, presso il confine con l'Arabia Saudita, in cui sono stati uccisi almeno 29 civili, bambini compresi. Il 27 marzo era stato preso di mira il mercato di al-Kitaf, nei pressi di una base militare, causando 20 morti (tra cui tre bambini) e 16 feriti.
Le organizzazioni umanitarie, tra cui Unicef e Medici senza frontiere, hanno condannato l'attacco ad al-Mazraq e hanno chiesto a tutte le parti in conflitto nello Yemen di rispettare la neutralità delle strutture sanitarie e del personale medico e di consentire l'assistenza medica ai feriti senza alcun ostacolo.
Sull'asserita presenza di combattenti houti nei pressi di al-Mazraq sono emerse notizie contrastanti ma, anche qualora fosse stata accertata, non avrebbe potuto giustificare un attacco contro un'area densamente popolata.
"Tutte le forze coinvolte nel conflitto devono evitare di collocare obiettivi militari o combattenti all'interno o nei pressi di aree densamente popolate. In ogni caso, la presenza di combattenti nei pressi di obiettivi civili quali i campi profughi non assolve dall'obbligo di ridurre al minimo le perdite civili" – ha concluso Boumedouha.